Yoga all’aperto: buoni, ma non ovvi, motivi per praticarlo

L’inverno volge verso la sua fine, e mentre i germogli sono gonfi di vita sugli alberi e le fioriture iniziano a cambiare il volto dei prati, cresce la voglia di stare fuori.

Per me comincia anche il periodo in cui appena posso pratico e guido lezioni all’aperto.

Miti su primavera e risveglio

Mi piace particolarmente il mito latino di Proserpina, la giovane figlia di Cerere. Cerere è dea dei raccolti e della nascita, preposta a far crescere frutti e vegetazione.

Proserpina viene rapita da Plutone, dio degli inferi, mentre se ne sta bella tranquilla con le amiche a cogliere fiori. Sua madre, non trovandola più, si strugge dalla disperazione e dall’ira, e come si può immaginare le conseguenze sono terribili: siccità e morte; la vita sulla terra senza la benevolenza di Cerere diventa impossibile.

Così Giove tratta con Plutone, affinché restituisca la figlia alla madre, e ottiene il compromesso che conosciamo: ovvero l’alternanza delle stagioni. Proserpina fa ritorno in superficie all’inizio della primavera, e torna negli inferi alla fine dell’estate.

Dunque la primavera è l’esplosione di gioia di Cerere per l’arrivo dell’amata figlia, è il suo sorriso che porta vita e apertura in ogni dove.

Nello yoga la primavera si può legare al quarto chakra, quello del cuore: Anahata. Un centro energetico importante, di passaggio tra la corporeità dei chakra più bassi e la spiritualità di quelli più alti. Anahata è aria, verde, respiro, dolcezza, gioia di vivere e di appartenere al tutto.

Ritornare alla natura ci fa bene

Si potrebbero scrivere intere enciclopedie sui miti legati alla natura e al suo risveglio primaverile. Così come si potrebbe ragionare all’infinito sull’importanza che riveste per noi esseri umani postmoderni ristabilire un legame profondo con la natura.

Ce lo dice il buon senso e lo suggerisce la ricerca scientifica.

Per esempio ci sono studi che evidenziano come passare del tempo in luoghi verdi faccia diminuire lo stress e i suoi parametri fisiologici.
Si evidenziano miglioramenti del sistema immunitario, endocrino e cardiovascolare, oltre che nell’attività del cervello. Una revisione austriaca del 2014 guarda a una grande mole di studi, evidenziandone anche i limiti, ma indicando che, sì, siamo effettivamente beneficiati dallo stare nella natura. 

Le neuroscienze suggeriscono che il nostro cervello ha bisogno del verde per funzionare al meglio, perché quello è il suo ambiente di adattamento.

Ogni occasione per riavvicinarci al verde, al sole e alla terra è un’occasione preziosa di benessere.

Quindi perché fare yoga all’aperto invece che nel silenzio e nella comodità della nostra sala preferita, con climatizzazione, musica e pavimento liscio?

Buddha concentrato, da Francis Chung

Perché fare yoga all’aperto

Una delle cose belle dello yoga è che può essere praticato quasi dovunque. Bastano un po’ di spazio e di tranquillità, e nemmeno il tappetino è veramente indispensabile.

Quindi uno dei motivi per cui si potrebbe decidere di fare yoga fuori è semplicemente perché si può fare. Può sembrare una risposta vuota, ma in realtà contiene la versatilità e la storia dello yoga. Se cercate immagini di maestri storici, spesso li vedrete in luoghi verdi, e direttamente appoggiati sull’erba con pochi vestiti. Un esempio su tutti è il video del 1938 in cui Krishnamacharya mostra alcuni asana in un bellissimo flow.

Guardando ancora alla ricerca scientifica, una revisione del 2021 sembra suggerire che svolgere la stessa attività fisica all’aperto oppure al chiuso abbia effetti diversi. Outdoor si ha un maggiore benessere mentale, più energia, maggiore sensazione di vitalità, più entusiasmo nei confronti dell’attività stessa. Anche questo è un ambito di ricerca tutto in divenire, quindi credo che l’idea migliore per un praticante di yoga sia sperimentare entrambe le possibilità e osservare come si sente.

Una maggiore sfida all’autoconsapevolezza è un altro ottimo motivo per lo yoga sotto il sole.

Quando si sente l’aria, la texture del terreno, la temperatura esterna sulla pelle, diventa più difficile mantenere quella mente calma e vigile, centrata su respiro e movimento, che è fondamentale per la pratica yoga.

Ma se si riesce a entrare nel flow, il senso di coscienza di sé come parte del tutto diventa profondo e rivitalizzante, un’esperienza magnifica, impegnativa e ancestrale. Può renderci anche più fiduciose nelle nostre capacità, e più competenti nell’interazione con l’ambiente esterno. 

La natura è il nostro ambiente, le nostre radici, e fare yoga all’aperto è un ritorno profondo a esse. Così come fare yoga è un ritorno a noi stesse, una continua scoperta attraverso il corpo e il respiro di chi siamo e di come interagiamo con il mondo a cui apparteniamo.

È tempo di lezioni all’aperto! Presto discuteremo anche di qualche accorgimento per rendere l’esperienza sicura e appagante.